UN’ESPERIENZA DI MA.VI. GRAMMATICA IN LINGUA INGLESE E RIFLESSIONI LINGUISTICHE COMPARATE

Nell’immagine un’applicazione dei MA.VI. GRAMMATICA ad un testo inglese: i bambini, allenati ad usare i colori nell’analisi grammaticale in lingua italiana, sono riusciti a marcare anche questo testo (in verde i sostantivi, in rosso gli aggettivi, in arancione gli articoli)…

Da qui lo spunto per fare qualche riflessione…

È possibile applicare il nostro metodo ad altre lingue?

Sicuramente sì, a patto di trovare strategie di visualizzazione in linea con la grammatica (possiamo dire “il funzionamento”) di quella specifica lingua.

Da linguista curiosa provo ad abbozzare alcune riflessioni sul confronto tra lingua italiana e lingua inglese senza pretesa di esaustività…

Se guardiamo alla fonetica d’oltre manica, ad esempio, ci accorgiamo che il sistema di suoni di questa lingua è più complesso di quello italiano: 24 consonanti e 22 vocali (a fronte di 23 consonanti e 7 vocali dell’italiano).

Alcuni suoni sono simili tra le due lingue, altri completamente diversi: ricordate il famoso suono “con la lingua tra i denti” della parola the? Ecco, quello è un fonema non presente nell’italiano, che infatti, come forma di adattamento, viene realizzato da molti come “D” (il fonema più vicino, dal punto di vista articolatorio, di nostra conoscenza). Un altro esempio è quello del fonema “L”: a differenza dell’italiano, il punto di articolazione è più alveolare che alveolodentale (quindi una posizione leggermente posteriore della punta della lingua).

A livello ortografico la complessità della lingua inglese tocca il culmine: se nell’italiano si ha una certa corrispondenza biunivoca tra suoni e lettere, nell’inglese ogni suono può essere trascritto in modi diversi a seconda dei contesti. Ad esempio, il fonema /f/ si trascrive come F, FF, GH, PH a seconda dei contesti.

Questa mancanza di trasparenza è un problema per gli stessi anglofoni, che impiegano anni ad acquisire l’ortografia della loro lingua, tanto che in molti spingono per una semplificazione del sistema (ma sappiamo quanto le innovazioni grammaticali siano lente, o meglio, quanto gli esperti siano lenti a mettersi d’accordo!).

La morfologia flessiva inglese è molto più semplice di quella italiana (da qui la percezione che sia una lingua più semplice a livello grammaticale, a differenza, ad esempio, della lingua francese, più simile al sistema flessivo della lingua italiana). Infatti le parole flettono in modo limitato, con l’aggiunta di:

  • s nei plurali e nella terza persona singolare del presente
  • ed nel passato e nel participio passato
  • ing per il participio presente
  • er per i comparativi di aggettivi e avverbi
  • est per i superlativi di aggettivi e avverbi

Per il resto i significati vengono espressi con la radicale modifica della parola o con parole aggiunte (ad es. will per rendere il futuro).

L’inglese è infatti una lingua maggiormente analitica (cioè tendente a separare i singoli significati grammaticali), rispetto all’italiano, lingua sintetica (che tende ad assembrare i significati grammaticali in un’unica parola): I will drink (tre parole per referente dell’azione, I, l’azione, drink, e il tempo futuro, will)VS berrò (unica parola contenente i tre significati).

Questa differenza si riflette anche nella posizione delle parole nella frase, più vincolata nella lingua inglese rispetto all’italiano. Ad esempio, in inglese è sempre necessario esprimere il soggetto e il complemento oggetto deve sempre seguire il verbo (Io lo amo VS I love him).

Emanuela Valenzano

Linguista del Metodo MA.VI.

Fonte: Introduzione alla linguistica inglese, L. Pinnavaia, Carocci, Roma 2015

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