Dal manuale EDUCARE ALLA LETTURA CON IL METODO MA.VI., M.M. Sebastiani e E. Valenzano, Amazon 2024 pp. 20-22
“Da quel 2003, il metodo ha cominciato ad essere usato con studenti iscritti a scuole di qualsiasi ordine e grado, dall’infanzia all’università, con specifiche difficoltà linguistiche (sordi, stranieri ecc.) o semplicemente alle prese con il normale percorso di apprendimento della lettoscrittura.
Infatti «l’acquisizione di capacità, compresa quella di leggere, perde di valore quando ciò che si è imparato a leggere non aggiunge nulla d’importante alla nostra vita» (Bettelheim 1976, p. 10)
In questa frase vi è per noi l’estrema sintesi del significato che dovrebbe avere per un bambino l’apprendimento dell’abilità di lettura: ciò che apprende attraverso di essa dovrebbe rappresentare qualcosa di significativo per la sua esistenza.
Tuttavia, i dati e l’esperienza ci dicono che un numero crescente di bambini e ragazzi presentano oggi difficoltà di comprensione del testo scritto, in particolare relativamente alla gestione dei processi inferenziali attivati durante la lettura. L’alto tasso di bambini stranieri di prima e seconda generazione, la presenza di bambini con difficoltà di diversa natura (BES, DSA, ritardi di linguaggio ecc.), la veloce modifica degli strumenti della comunicazione scritta, rendono sempre più difficile lo sviluppo di questa abilità “di base”. Uno degli strumenti utilizzati dalla scuola per sviluppare le competenze di literacy è l’insegnamento della grammatica: tale materia è, per sua natura, lo strumento per categorizzare e prendere coscienza dei meccanismi sui quali la lingua, che già conosciamo e sappiamo usare, si organizza. Essa viene insegnata ancora prevalentemente attraverso modelli didattici di tipo trasmissivo.
La prospettiva della didattica per competenze invece ci pone la necessità di trovare nuovi strumenti, nuove strategie per adempiere all’insegnamento in modo più adatto alle esigenze formative contemporanee.
Il nostro percorso di educazione linguistica MA.VI. parte dalla scuola dell’infanzia (in particolare durante l’ultimo anno), nella quale diventa fondamentale attivare i presupposti neurologici, cognitivi ed emotivi all’apprendimento della lettoscrittura.
Il lavoro di educazione alla lettura prosegue poi nella scuola primaria, esponendo in modo sistematico e organizzato i bambini ai meccanismi di coesione testuale, cioè a quegli aspetti morfo-sintattici che, secondo gli studi e la nostra esperienza, non sempre i giovani lettori utilizzano per attivare i processi inferenziali necessari alla comprensione. Si tratta cioè di determinare un cambiamento nell’approccio alla lettura utilizzato dai lettori inesperti, rendendo loro visibili, attraverso dei marcatori visivi, gli elementi di coesione testuale. Questa attività accompagna il bambino a prendere progressivamente consapevolezza dei meccanismi di ripresa anaforica (tecnicamente concordanze, sostituzioni e connettivi) che rendono il testo qualcosa di più di singole frasi accostate.
Il percorso di potenziamento delle attività di educazione alla lettura e alla comprensione del testo prevede inoltre una proposta didattica di educazione alla scrittura, che permette ai bambini e ragazzi di sperimentare i principi di coesione testuale in produzione, attraverso un’esperienza di scrittura creativa, motivante e coinvolgente.
Là dove sia necessario un lavoro individuale, anche extrascolastico, il metodo propone attività gestibili da educatori ed assistenti.
Nella nostra esperienza, ormai ventennale, lavorare con i MA.VI. produce un circolo virtuoso di ricadute reciproche da un piano all’altro: l’educazione alla lettura favorirà la comprensione, che stimolerà i processi cognitivi, che favoriranno lo sviluppo di competenze e abilità, che saranno utili ai cambiamenti, che, infine, miglioreranno la qualità di vita dei nostri bambini. La formazione su tale metodo nasce dall’esperienza con centinaia di bambini e ragazzi e vuole essere uno spunto didattico e metodologico per arricchire le attività svolte dagli insegnanti di classe e di sostegno, dagli assistenti alla comunicazione e da tutti coloro che a vario titolo lavorano con chi ha difficoltà linguistiche.”
